Impatto della Geopolitica sul Turismo Italiano
- reibertoletti
- 6 set
- Tempo di lettura: 4 min
Il mercato turistico italiano sta affrontando un contesto globale complesso, segnato da conflitti geopolitici, tensioni economiche e cambiamenti nelle politiche di mobilità. Nel biennio 2024-2025, l’Italia ha registrato un forte recupero del turismo dopo la pandemia, raggiungendo nel 2023 livelli record di 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze complessive.
Questa ripresa è avvenuta nonostante le incertezze geopolitiche e le pressioni inflazionistiche che continuano a generare preoccupazioni significative per il settore.
In questo articolo analizziamo come fattori globali – dai conflitti armati alle tensioni macroeconomiche, fino alle politiche sui visti e alla sicurezza – stiano influenzando i flussi turistici verso l’Italia, evidenziando differenze di impatto tra il settore alberghiero tradizionale e quello extralberghiero (B&B, affitti brevi, agriturismi, campeggi).

Conflitti Armati e Instabilità Geopolitica
Gli attuali conflitti internazionali hanno conseguenze dirette e indirette sul turismo in Italia. La guerra in Ucraina ha praticamente azzerato i flussi turistici dalla Russia verso l’Europa: nel 2022 i visitatori russi in Europa sono diminuiti dell’84% a causa dell’invasione dell’Ucraina e delle conseguenti sanzioni e restrizioni di viaggio.
L’Italia, tradizionalmente meta amata dai russi, ha subito questo crollo di arrivi,
perdendo una clientela dal forte potere di spesa. Tuttavia, a differenza di altri Paesi UE che hanno inasprito i visti, l’Italia si è mantenuta relativamente aperta: nel 2024 ha rilasciato 565.000 visti Schengen a cittadini russi (90% per turismo), con un aumento del 25% rispetto al 2023. In effetti, l’Italia è risultata la nazione UE più accogliente verso i turisti russi, superando la Germania per visti concessi e garantendo tempi di emissione rapidi presso il consolato di Mosca. Questo approccio “aperto” ha permesso di intercettare una parte (seppur ridotta) dei turisti russi che continuano a viaggiare in Europa nonostante la guerra, mentre altri mercati competitori (come Turchia o Emirati) ne hanno approfittato in misura maggiore.
La guerra tra Israele e Hamas, scoppiata nell’ottobre 2023, ha anch’essa inciso sui
flussi turistici. Le ostilità in Medio Oriente hanno praticamente bloccato i viaggi dei
cittadini israeliani verso l’Europa: nel primo trimestre 2024 gli arrivi da Israele sono
crollati del 54% rispetto all’anno precedente. Pur trattandosi di un mercato di nicchia per l’Italia, il calo evidenzia come i conflitti armati possano arrestare improvvisamente interi flussi turistici. Allo stesso tempo, l’instabilità nel Mediterraneo orientale ha causato una riallocazione di viaggi e itinerari a vantaggio dell’Italia: molte crociere internazionali hanno cancellato gli scali in Israele, deviando le rotte su porti alternativi in Italia e nell’Adriatico.
Va inoltre considerato l’effetto psicologico della situazione geopolitica sulla
propensione a viaggiare. Nonostante la guerra in Ucraina incomba sull’Europa
orientale, l’Italia (geograficamente distante dal fronte) continua a essere percepita
come una destinazione sicura. Le discussioni sui social media riguardo ai viaggi in Europa mantengono toni estremamente positivi, superando l’attenzione verso altre regioni globali.
Tensioni Economiche e Instabilità Macroeconomica
Il turismo è fortemente influenzato dall’andamento economico globale. Negli ultimi due anni, inflazione e caro-energia hanno creato pressioni sia sui viaggiatori sia sugli operatori del settore. A seguito della guerra in Ucraina nel 2022, l’Europa ha affrontato una grave crisi energetica con impennata dei costi di gas ed elettricità. Per le strutture ricettive italiane ciò si è tradotto in costi operativi molto più alti: già nell’estate 2022 gli albergatori segnalavano bollette triplicate e hanno dovuto aumentare le tariffe mediamente del 10-15% per compensare. Il “caro bollette” ha inciso sui bilanci di hotel e ristoranti, spingendo molti ad attuare misure di risparmio (dall’ottimizzazione di riscaldamento e aria condizionata, alla revisione dei servizi inclusi) per contenere l’impatto sui margini.
Un altro effetto delle tensioni economiche è l’aumento dei costi di trasporto. Il prezzo dei biglietti aerei è salito ovunque per via del caro-carburante, della forte domanda post-pandemica e di una capacità ancora in ripresa. Nonostante ciò, le analisi indicano che volare da/per l’Italia resta relativamente economico in confronto ad altri mercati: la tariffa media per tratta aerea in Italia (circa 81€ sulle rotte europee) è inferiore a quella di Spagna, Francia, Germania e altri paesi concorrenti. Ciò significa che i rincari italiani partivano da livelli base più bassi. In ogni caso, l’alto costo dei trasporti incide sulle scelte dei viaggiatori: alcuni possono optare per destinazioni più vicine o ridurre la frequenza dei viaggi a lunga distanza. Ad esempio, il mercato del lungo raggio verso l’Europa mostra andamenti contrastanti: gli arrivi da USA e Canada tengono molto bene (confermandosi i bacini intercontinentali più importanti), mentre altre provenienze scontano di più i costi e le difficoltà.
In sintesi, l’instabilità economica internazionale sta producendo effetti ambivalenti sul turismo italiano: da un lato, riduce la domanda interna e porta alcuni segmenti di clientela a contenere i viaggi (vacanze più brevi, destinazioni più economiche); dall’altro, non ha frenato i mercati esteri ad alto spending, che continuano a preferire l’Italia malgrado l’inflazione, sostenendo così il comparto. Ciò rappresenta un rischio di medio periodo perché, se i prezzi continuassero a salire più dei redditi disponibili, anche i viaggiatori stranieri potrebbero iniziare a rivedere i loro piani di vacanza in Italia. Il rapporto qualità/prezzo della destinazione Italia dovrà quindi essere mantenuto competitivo: su questo fronte, pesa la concorrenza di Paesi vicini con prezzi più accessibili (ad esempio Turchia, Serbia, Malta hanno registrato crescite turistiche a due cifre nel 2024-2025, anche grazie a un’offerta più economica combinata a climi favorevoli. L’Italia, essendo nell’Eurozona, ha costi medi più alti; pertanto, la sfida per gli operatori sarà valorizzare l’unicità e l’alta gamma dell’esperienza italiana per giustificare prezzi maggiori, evitando di competere sul ribasso tariffario dove non sarebbe vincente.


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